Quando il mondo era giovane. E altri racconti del possibile

Antologia personale

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Un bambino che rivive nei suoi sogni la vita di un ominide del Medio Pleistocene... un imprenditore di successo che si trasforma di notte in un selvaggio predatore notturno... il nonno che racconta ai nipoti come sono passati dall'individualismo alla tribù... il capo che decide di sopprimere lo sciocco del villaggio che, anziché rendersi utile, esalta le stelle e ne canta la poetica influenza... In questi racconti, l'autore di “Zanna bianca” e “Il richiamo della foresta” volge il suo sguardo al passato presentandone una “ricostruzione” assolutamente personale, in una originalissima forma di quelle che vengono chiamate “ucronie”: quando il passato è riscritto in maniera diversa da come è andata. Ed eccovi serviti un London “preistorico”. Ma anche quando volge il suo sguardo al passato, London non lo fa per elaborare sogni regressivi o avviare inutili ricerche del tempo perduto. È attratto anzitutto dalla primordialità, dalla purezza, dal rapporto “originario” con la natura, e in particolare con una natura non ancora contaminata dall'artificiale e dalla macchina. È un mondo buono, ma anche forte e attivo e per questo altamente conflittuale. Il nome di Jack London è straordinariamente tornato alla ribalta negli ultimi anni. E anche in questo caso - quello della storia che non è come la conosciamo -, è sempre più riconosciuto come il “maestro” di tanti altri scrittori, tra cui è possibile annoverare il miglior Philip Dick, o il Robert Harris di