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Satana dei Miracoli = Galassia n. 69

Romanzo


Data uscita
Aprile 2022
Condizioni
 
very fine legenda
Ottime condiz. Nè pieghe nè strappi solo dorso scurito
Copie disponibili
solo una copia
Venduto da
BCLibri
bclibri@delosstore.it
Autore
Ugo Malaguti
Collana
Galassia n. 69
La Tribuna 1966
Genere
Fantascienza

NESSUNA RISTAMPA -

Esistono, nella science fiction tradizionale, numerosi romanzi che presentano i robot ribelli all’uomo e con l’uomo in lotta per la conquista dell’egemonia del mondo; è una di quelle trappole affascinanti e pericolose in cui si è buttato persino Lord Dunsany, uno dei maestri riconosciuti della narrativa fantastica del nostro secolo, che tuttavia in The Last Revolution, cedendo a questo tema vieto, è sceso al livello di un principiante: da un punto di vista tematico se non da quello stilistico, poiché l’eleganza di Dunsany non è cosa che possa venir corrotta neppure da un tema sbagliato. Meno numerosi, ma per contro più importanti, esistono racconti e romanzi che presentano i robot come strumento, autentico o sedicente, di mia volontà superiore: i lettori italiani conoscono il Cutie di Asimov, robot cartesiano che si costruisce una filosofia e finisce per adorare il generatore d’energia della astronave e per autoproclamarsi interprete e profeta dei suoi voleri; e il robot minorenne di un intelligente romanzo di Randall Garrett, che diventa maniaco religioso combinando nei propri circuiti le nozioni derivate dalla lettura di un testo di logica simbolica con la certezza della propria infallibilità; e, per contro, il robàsino di Anthony Boucher, che aiuta l’incredulo monaco nella ricerca della Verità. E ancora, i rohot mandati dai generali a combattere l’ultima battaglia contro il Nemico, e che Sheckley fa paradossalmente assurgere al cielo. Con una tecnica che sottolinea una sua crescente congenialità con Philip K. Dick, Ugo Malaguti, come spesso ama fare il vincitore dell’Hugo 1963, ha preso un tema tradizionale e l’ha modificato, rovesciandolo come un guanto, e ne ha ricavato mia situazione nuovissima, in questo Satana dei miracoli. Come in certi romanzi tradizionali, qui i robot dominano, o meglio cercano di dominare il mondo: e lo fanno in nome di Dio: così che gli uomini si rifugiano nel culto di Satana, arricchendolo di miti fantasiosi e assurdi, eppure carichi di un’acre poesia, dì una ribellione che è desiderio sconfinato di libertà. Ma Dio e Satana sono divenuti, attraverso la perversione ideologica dei robot e la rabbiosa difesa degli umani, due concetti ben diversi da quelli che noi conosciamo. L’isterismo fanatico dei robot ha fatto di Dio, agli occhi degli umani, una entità odiosa, dittatoriale; e Satana, se non è divenuto il Lucifero romantico emblema del tormento interiore umano e meno ancora il Satana carducciano, simbolo del progresso, se ha ancora tra i suoi cultori, streghe non meno isteriche di quelle appartenute alla storia del nostro recente passato e visionari allucinati e confusi, ha un suo valore ideale come opposizione aperta alla concezione di un Dio che i robot hanno reso meschino e vendicativo. Tra uomini e robot, che si dividono, odiandosi, il mondo, stanno i Lontani, una presenza allusiva e misteriosa e sfuggente che a volte pare farsi mediatrice tra le due forze opposte, a volte pare rifiutare ogni impegno, in nome di una saggezza nebulosa, proclamando brandelli di verità che nessuno, né gli uomini né i robot, hanno la lucidità e il coraggio di accettare: Dio e Satana non sono ciò che robot e uomini dipingono; le due entità antagoniste della religione dimenticata hanno perduto davanti agli occhi ottenebrati degli abitanti della Terra la fisionomia autentica, e ciò che i robot venerano come Dio e ciò che gli uomini venerano come Satana sono soltanto proiezioni vane e menzognere delle loro mentalità distorte. In questa situazione potenzialmente esplosiva e sovraccarica, ogni giorno, di episodi orribili (i robot che bruciano sui roghi di Eretici e le Streghe, gli umani che bruciano sui roghi i Santi e le Sante) proprio alla vigilia di una festa che rinnova gli antichissimi riti della primavera, appare nel cielo l’ombra di una astronave. A partire da quell’istante, le azioni frenetiche precederanno ogni tentativo di analisi, e uomini e robot si aggrapperanno ancora più ferocemente alloro istinti di razionalizzazione ad ogni costo, fino alla catastrofe che tuttavia — secondo una linea tipicamente malagutiana — non porterà alla catarsi. Il tema di questo romanzo, come si vede, è non soltanto scabroso, ma anche difficile e terribile: sarebbe stato molto facile, per un autore che non possedesse l’innato senso della misura di Malaguti, abbandonarsi a una successione di scene truculente, alla ricerca dell’effetto e dell’orrore. Di fronte a un tema feroce e disperato, con una intuizione ammirevole, Malaguti ha scelto di trattarlo con un tono particolare, fortemente lirico. accentuando la suggestione quasi simakiana, della presenza dei Lontani, gli interventi — che sanno più di sogno che di allucinazione — delle Ombre e delle Voci, delle farfalle e dei pezzi degli scacchi che si rivolgono al protagonista, Astaroth, riconosciuto Inviato di Satana a furor di popolo, un personaggio limpido e ambiguo, spontaneo e insieme sottilmente potenziato e incrinato da dubbi e da eresie incipienti, che con l’antieroe del Sistema del benessere ha in comune la ricerca di se stesso attraverso il contatto con gli altri esseri umani, ma possiede una personalità più ricca di sfaccettature, una vena sotterranea e invincibile di malinconia e di sfiducia verso se stesso, emblematicamente rappresentata nel suo assurdo e ostinato desiderio di sfidare Satana in una partita a scacchi: per trarne, anche se Astaroth non se ne rende conto, un’esatta misura del proprio io. E attorno a questo groviglio di perversioni morali e di dubbi, di ignoranze proclamate verità, di isterismi collettivi, fiorisce la primavera, e i Monti Violetti si levano a circoscrivere un panorama intenso e incantevole. Contrariamente a ciò che si potrebbe dedurre dal breve accenno alle situazioni del romanzo, Satana dei miracoli non è, tuttavia, un romanzo esoterico; nonostante quello che gli uomini e i robot credono, uomini e robot sono soli nella loro lotta, non hanno Dio e Satana che li guidano e li assistono, i miracoli avvengono solo nell’immaginazione esaltata dei protagonisti: Dio contempla con infinita commiserazione gli uomini che l’hanno rinnegato e con sdegno i robot che affermano di compiere la Sua volontà; ma quella lotta è in fondo soltanto la lotta degli uomini contro se stessi, contro il prodotto cibernetico aberrante della loro ragione. Contrariamente a quanto può sembrare, non è un romanzo religioso, né antireligioso: è il romanzo di una condizione umana, di una contraddizione ideologica che di religione ha soltanto un pretesto abusivo: il nodo della vicenda è un problema non ideologico ma tecnologico. E il fatto stesso che questo tema complesso e bruciante sia stato affrontato e sviluppato da un autore che — per quanto abbia già dato prove straordinarie — ha solamente ventun anni, è una conferma della continua e costante ascesa di Ugo Malaguti: quanti hanno letto Il Sistema del benessere vi scopriranno non soltanto una più complessa e più profonda ansia di ricerca, ma anche una conquista preziosa: una affinata abilità stilistica, una suggestione più compiuta e più viva. Alla durezza spietata e franca di certe scene del Sistema si sostituisce qui una maggiore ricchezza di sfumature, e l’angoscia è resa attraverso brividi insonni, la ferocia è suggerita più che brutalmente prospettata, e acquista rilievo e dimensioni da incubo nel contrasto onnipresente con il rifiorire della natura, divenuta qui simbolo non di una speranza, come sarebbe stato tanto più facile, ma di una specie di suprema e vendicativa indifferenza della realtà nei confronti degli esseri umani che si accaniscono a costruirsi un autentico inferno in vita, con la loro cecità e il loro odio. Satana dei miracoli è poi un romanzo importante anche sotto un altro aspetto: non è infatti infrequente, anche nel sopravvalutato mondo del mainstream, che un autore molto giovane realizzi un ottimo romanzo come opera prima: ma, realizzandolo, esaurisca in esso tutte le sue capacità inventive, tutta la carica della propria umanità, esprimendovisi così compiutamente che non resta altro, in lui, se non schegge e scorie con le quali gli sarà arduo comporre, in seguito, un altro romanzo di qualche dignità: nel rogo del primo romanzo l’autore ha bruciato tutto, per così dire, e vi si è annientato completamente. Ora (pur considerando il fatto che Ugo Malaguti aveva già all’attivo piacevoli e movimentati romanzi avventurosi) qualcuno avrebbe potuto temere che, sul piano della narrativa ipotetica impegnata, Malaguti si fosse completamente consumato nelle creazioni de Il Sistema del benessere: è accaduto, in fondo, a molti autori mainstream che vennero celebrati alloro apparire come prodigi e che dopo una prima opera si spensero in scialbe ripetizioni di quell’esordio fortunato. Satana dei miracoli è al contrario la dimostrazione che Ugo Malaguti è un autore nato: questo suo secondo romanzo, anziché essere una stanca ripetizione del primo, è completamente nuovo, e migliore, e stilisticamente più affinato: ma non è neppure una semplice conferma, è qualcosa di più, è un passo avanti, uno stadio superiore. E per chi, come la sottoscritta, ha sempre avuto fiducia, fin dall’inizio, nella vocazione e nelle qualità non effimere di questo giovane e formidabile autore, Satana dei miracoli non può essere altro se non un motivo di legittima immensa soddisfazione.