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Schopenhauer come educatore

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Data uscita
Agosto 2025
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bclibri@delosstore.it
Autore
Friedrich W. Nietzsche
Collana
Testi n. 40
Newton Compton 1982
Genere
Saggi

Schopenhauer come educatore - Considerazioni inattuali III (1982) Brossura - Introduzione di Giulio Raio

SCHOPENHAUER COME EDUCATOREIl significato genealogico della MI Inattuale risiede nell'appropriazione di una 'semiotica' per se stesso, di segni, strumenti linguistici di autodeterminazione. «In modo simile Platone si è servito di Socrate come di una semiotica per Platone». L'appropriazione di sé si compie attraverso l'appropriazione dell'altro, dell'opposto. In Schopenhauer come educatore — dove 'in fondo' non si tratta di Schopenhauer ma del suo opposto, Nietzsche — è inscritta la storia di Nietzsche, il suo divenire, il suo compito, il suo sentimento o senso della distanza — termine questo non del linguaggio delle Inattuali, ma successivo «d'altra parte, Nietzsche inevitabilmente accentua o rende più coerenti certi aspetti della sua storia». L'appropriazione, attraverso l'opposto, di una semiotica per se stesso è l'autointerpretazione del rapporto Nietzsche-Schopenhauer, momento di una interpretazione genealogica della propria opera. La critica di Schopenhauer, latente nella Nascita della tragedia e poi sistematicamente compiuta fino ai frammenti del 1876-78 e 1878-79, viene allora a congiungersi con lo scritto del 1874 che rappresenta l'origine, punto genealogico di una interpretazione dei propri segni.

Da IBS-  Questa terza «Considerazione inattuale», scritta e pubblicata nel 1874, è un’altra sfida che il giovane Nietzsche volle lanciare alla cultura moderna. Al centro, questa volta, è Schopenhauer. Ma Nietzsche non vuole qui addentrarsi nel suo pensiero, bensì prendere la sua figura come emblema del «grande uomo», del genio, categoria che l’Ottocento aveva esaltato e ora si apprestava a sgretolare. Di fronte al diffondersi di una certa generale pavidità, di fronte alla incapacità dell’individuo di sostenere se stesso come unicum, di fronte all’appiattirsi della cultura in servile obbedienza allo Stato, Nietzsche ha voluto ricostruire una fisionomia, quella di «Schopenhauer come educatore», incompatibile con quei caratteri che vedeva affermarsi sempre più intorno a lui. La grandezza, per Nietzsche, non può essere disgiunta dalla familiarità con i mostri e con il fondo feroce dell’esistenza. Eppure, solo chi è avvezzo ad attraversare l’oscuro riesce a emanare un senso perdurante di serenità: «Il vero pensatore rasserena e allieta sempre, sia che egli esprima la sua serietà o il suo scherzo, la sua penetrazione umana o la sua indulgenza divina; senza atteggiamenti tetri, mani tremolanti, occhi acquosi, ma sicuramente e semplicemente, con coraggio e vigore, forse con un certo fare cavalleresco e duro, in ogni caso però come vincitore; e proprio ciò rasserena più profondamente e intimamente: vedere il dio vincitore accanto a tutti i mostri che egli ha combattuto».