La morte viola

Antologia

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La fama di Gustav Meyrink scrittore oggi è legata esclusivamente alla sua narrativa lunga, impregnata di un'atmosfera occulta e fantastica. Ne testimonia la fortuna de II Golem. La notorietà che, invece, Meyrink agli esordi acquisì, fu quella di scrittore satirico e grottesco, e per questo apprezzato anche dai critici letterari dell'epoca che, viceversa, non furono per nulla d'accordo con la sua «svolta», sia stilistica che tematica, compiuta passando dal racconto brillante al romanzo «impegnato», considerandola quasi un declino del suo talento artistico.
In questo volume, per la prima volta, viene presentata una assai ampia collezione di racconti del periodo 1901-1908 (seguiranno, in altro volume, quelli posteriori), la maggior parte dei quali pubblicati sul Semplicissimus, il famoso settimanale di Albert Langen. Racconti «grotteschi» questi, allora. Grotteschi secondo un'accezione comune: paradossali, bizzarri, fantasticamente deformati, abnormi, sottesi quasi sempre ad un effetto tragicomico. Al centro della vicenda sovente e volentieri un deutsche Spiesser, un piccolo borghese tedesco, con tutta la sua grettezza, la sua limitatezza, i suoi pregiudizi, il suo filisteismo.
Ma nei racconti di Meyrink c'è di più — e per il lettore sarà una sorprendente scoperta — il grottesco si miscela al fantastico e all'esoterico, al macabro, mentre lo scherzo ironico si muta spesso in pensosa malinconia o in amara satira della burocrazia e dell'ipocrisia borghese, con un risultato davvero fuori dall'ordinario.